Un incubo?

THE NIGHT OF THE LIVING DEAD (1968)

Night of the Living DeadTutto comincia da un cimitero. E dove sennò? Così parte anche il nostro viaggio attraverso le terre – la terra – dei morti viventi. Sembra un brutto sogno a Barbara, e anche a noi. Si trova in un cimitero a rendere omaggio alla tomba del padre e il fratello non trova di meglio da fare che prenderla  in giro, come da bambini: «I morti ti prenderanno…».

Un uomo claudicante e con gli occhi spenti si aggira tra le lapidi. Senza un’apparente ragione li aggredisce e Barbara deve fuggire per non fare una brutta fine. Troverà rifugio, assieme a un gruppo di sopravvissuti come lei, in una casa nel mezzo di un bosco, progressivamente accerchiati da quelle cose ambulanti che si cibano di carne umana. Se assumiamo il punto di vista di Barbara l’orrore continua a configurarsi come un incubo a occhi aperti. Non è un caso che la donna si trincera in un mutismo catatonico. Per gli altri rifugiati si tratta di combattere, anche se non si comprende effettivamente contro chi. Il primo lungometraggio di Romero esce nel 1968, in un momento in cui le differenze sociali, lo scontro tra classi e le opposte visioni sul mondo degenera nell’odio. Tutto questo si riversa nella trama di The Night of the Living Dead, dove le diverse anime di un paese si scontrano per gestire il potere, del tutto disinteressati del vero pericolo che arriva da fuori. L’afroamericano Ben e il conservatore Cooper si contendono la gestione del fortino, offrendo soluzioni che rappresentano visioni opposte del mondo. Ben vorrebbe scappare, nell’America dell’epoca non c’è un posto sicuro per quelli come lui. Cooper preferisce nascondersi nello scantinato, chiudendosi al mondo, al diverso, a ciò che non capisce. In tutto questo, le voci della ragione – le donne – rimangono inascoltate. Per un’America che non sa ascoltare, non c’è possibilità di redenzione.